Sono curiosa. Quando vado in giro guardo lo facce delle persone, immagino le loro vite, se sorridono mi chiedo il perché, se non lo fanno mi domando cosa ci sia dietro tanta serietà e concentrazione. La curiosità fa parte della natura umana e l’immaginazione, in questi momenti, è quanto di più bello abbiamo a disposizione nel nostro repertorio di esseri umani.
La riservatezza è un’altra cosa. Questa, invece, non sempre fa parte del repertorio di cui sopra, ma in qualche modo fa parte anche del nostro modo di comunicare.
Diversi giorni fa mi sono ritrovata, con un libro in mano, a bere una coca cola in un bar del centro. Niente cuffie nelle orecchie, come invece faccio di solito, quando il mio isolamento è totale, ma solo pronta ad ascoltare i rumori della strada (ne esistono ancora di silenziose e tranquille e in queste è un piacere stare a sentire quello che succede).
Ad un certo punto, accanto a me, si è venuta a posizionare una giovane donna affaticata, accaldata, piena di pacchi e pacchetti. Si è accomodata su una sedia, ha ordinato un mojito, ha acceso una sigaretta e poi ha cominciato a guardare il suo telefono. Quello che vedeva non la soddisfaceva, così ha fatto la prima telefonata. Strillando!
Quella che era una via pacifica, tranquilla e rilassante, si è trasformata nel suo salotto di casa, dove probabilmente non avrebbe avuto maggiore riservatezza visto il volume assurdo con il quale parlava. Le telefonate si sono succedute a raffica e ho sentito di ricette, di quello che aveva comprato (costumi e canottiere soprattutto), dell’ultimo appuntamento che aveva avuto con un amico, dell’amica che aveva fatto una qualche cavolata e via dicendo…E poi, ad un certo punto, ha cominciato a raccontare facendo nomi e cognomi e, tra quei nomi e cognomi, ne ho riconosciuto uno, quello di una persona con la quale collabora l’agenzia (se no che motivo ci sarebbe stato di parlare qui dentro di questi deliri?).
La riflessione del giorno è questa: ci preoccupiamo tanto della privacy, mettendo duemila restrizioni ai nostri profili su fb e sugli altri social e invece dovremmo solo fare attenzione a quello che diciamo, dove lo diciamo e, soprattutto, con che tono di voce lo raccontiamo.
L’esempio realmente accaduto è applicabile mille e mille volte perché spesso non ci rendiamo conto che non siamo così isolati come solitamente pensiamo di essere, soprattutto se facciamo le nostre discussioni in pubblico.
Shhhhhh!
Mari