Nelle ultime settimane mi è capitato parlare con persone con le quali non avevo mai parlato prima. Nuovi incontri insomma.
Ho conosciuto un ingegnere che fa l’ingegnere, un medico che fa il medico, un biologo che lavora in un laboratorio, un parrucchiere che si occupa dei capelli di maschi e femmine e altre gente che ad un certo punto mi faceva questa domanda “e tu, che lavoro fai?”. Io ho quasi sempre risposto così: “sono una giornalista ma non è che faccio proprio solo la giornalista”.
Complicatissimo spiegare esattamente di cosa mi occupo io, a volte anche io non so bene cosa sto facendo in un determinato periodo. Di fatto è che oggi, come ho detto moltissime altre volte, non faccio più solo la giornalista, anche se mi piacerebbe potere dire “sono una giornalista” e basta, di quelle che vanno in giro, che fanno le interviste che scrivono i pezzi, che vanno a caccia della notizia. E invece questo non capita più da secoli.
Però è anche vero che quello che faccio mi piace molto e quindi poi, alla fine, alla domanda “ma tu che lavoro fai'”, posso ammorbare la gente anche per mezz’ora sana, cercando di spiegare per filo e per segno di cosa mi occupo.
Certo, quando spiego a qualcuno che gestisco alcune pagine Facebook, e questa persona comincia a muovere il labbro pronto per farsi una risata, un pochino mi arrabbio. Ebbene sì, esistono ancora persone che pensano che dire che lavori con i social è dire che non hai voglia di lavorare affatto.
Il fatto è che alla domanda “ma tu che lavoro fai?”, ho capito che sempre più spesso mi capita di rispondere in un modo. Mi concentro sulla cosa più bella che sto facendo nel momento specifico e comincio a raccontarla.
Mari