Camminare su un pavimento datato 1558, entrare in una stanza nella quale i monaci “disobbedienti” venivano rinchiusi senza vedere mai la luce del sole, scoprire storie mai sentite prima, odorare libri in carne ed ossa e libri raccontati, ascoltare racconti di religiosi perseguitati dalla Santa Inquisizione che tra queste mura hanno trovato saggio riparo, scoprire quanto la tecnologia non sia solo di questi secoli, ma anche di tempi passati. Il nuovo percorso di Officine Culturali, Il piano segreto dei Benedettini, è tutto questo e molto di più. Perché l’emozione dei soci dell’associazione culturale che raccontano quello che è successo secoli e secoli fa, nel luogo che amano, non è descrivibile, ma si deve vedere con i propri occhi.
Sabato pomeriggio, come vi avevamo annunciato, abbiamo preso parte all’anteprima di questa nuova proposta di Officine Culturali. L’esperienza si ripeterà questo venerdì (giorno 11), ma solo per quanti sono riusciti a prenotare, per tutti gli altri bisognerà aspettare le prossime date, ma sembra che il percorso avrà luogo una volta al mese, per un tour speciale attraverso un labirinto di storia che si snoda sotto e a margine del Chiostro di Ponente, durante il quale il visitatore perde piacevolmente il senso dell’orientamento, se non fosse per le brave guide di Officine Culturali che ad ogni angolo, tra uno scaffale di libri e un altro, aiutano i visitatori a riconoscere la propria posizione.
Il percorso ha inizio proprio dove il Monastero sorgeva una volta. Non si entra dunque dal portone principale, ma da quello che era l’ingresso del convento prima della colata lavica del 1669 e del disastroso terremoto del 1693. Due eventi catastrofici che hanno segnato Catania e dei quali, incredibilmente si possono leggere i racconti sulle pietre che fanno parte di questa incredibile costruzione monastica che diventa quasi un libro aperto, un libro di pietra, rendendo ben evidente il fatto che quei monaci erano studiosi di altissimo livello e che le opere di ingegneria messe a punto durante i secoli resistono ancora oggi.
Grazie al percorso è possibile visitare i tre refettori che facevano parte del Monastero, scoprire dove sedevano i monaci e dove stava l’Abate. Fin ad adesso l’unico refettorio nel quale i visitatori avevano messo piede, era uno quello dove oggi si trovano i tavoli della biblioteca, ma proprio attorno al chiostro di Ponente, dietro quelle finestrone basse che sono visibili dal cortile, scorre l’archivio universitario con testi a disposizione di studenti e studiosi che popolano la facoltà ai giorni nostri e al di là di quei muri di cemento, la storia torna a vivere.
Si tratta di luoghi riempiti dalla lava, ma anche dal passaggio furioso dell’uomo che non ha mai badato alla conservazione. Il percorso si snoda dunque al primo piano di quello che era del Monastero cinquecentesco. Sul cemento che ricopre il selciato sono visibili gli impressionanti segni del terremoto, forze incredibili che hanno colpito un punto oppure un altro. Se l’emozione di entrare nei refettori è forti, lo è ancora di più quella che si prova varcando la porta che conduce alla cella in cui venivano rinchiusi i monaci che andavano puniti, il pavimento che si calpesta è quello originale del 1558, quello che potrebbe raccontare della vita di questi uomini che avevano contatti con il mondo esterno solo quando venivano loro serviti dei pasti. Altra chicca è la visita alla sagrestia della Chiesa che custodiva la reliquia del Sacro Chiodo della Croce di Cristo, anche qui il pavimento è quello di una volta, anche se della Chiesa non c’è più traccia.
E poi che dire di storie come quella di Benedetto Fontanini da Mantova, l’autore de Il beneficio di Cristo, un testo sacrilego, per quei tempi, che trovò ospitalità proprio tra queste mura per sfuggire alla Santa Inquisizione. Un’altra testimonianza del fatto che i monaci non erano solo quegli uomini, descritti da De Roberto, intenti a mangiare arancini grandi come meloni.
Un grazie ad Officine che ci ha permesso di scoprire tutto questo. Siamo sicure che di storie il Monastero ce ne racconterà ancora tante, ma voi non perdete l’occasione di incontrare Officine Culturali e di farvi affascinare da quel luogo che non sembra mai appartenere solo all’antichità.