“E’ pronto il file definitivo!” dico al cliente che si è rivolto alla nostra agenzia di comunicazione per produrre un file di stampa.
“Ah bene, avrei un’altra modifica da chiederti, è quella definitiva.” Mi risponde lui e, io cerco di capire come dire a Filippo che bisogna fare una “modifica definitiva” al file definitivo che aveva prodotto un attimo prima.
Facciamo la modifica definitiva e, quando non sono passati neanche dieci minuti, mi arriva un sms “devo chiederti una modifica alla modifica di prima, questa è definitiva!”. A volte reagisco ridendo, a volte reagisco in maniera un po’ meno ironica. Di certo una mano alla fronte me la porto.
Decido di non rispondere all’sms e di non comunicare la nuova notizia “definitiva” a Filippo. Passa qualche minuto ancora e arriva un nuovo messaggio “questa è l’ultima, ma tanto il messaggio di prima non lo avevi visto perché non mi hai risposto, quindi è perfetto.”
Lasciamo perdere come è andata a finire questa saga “definitiva”. Il file definitivo alla fine è stato prodotto, ma prima c’è stato un bel rimpallo.
Il cliente ha sempre ragione e questo è un dato. Ma è anche un dato il significato dell’aggettivo “definitivo”, se no non lo useremmo…o no? Se continui a chiedermi cambiamenti definitivi al file che è già stato definito come definitivo anche 24 ore prima, c’è qualche problema. Ed il problema è che le richieste di “modifiche definitive” arrivano anche quando un file di stampa è già nelle mani di un tipografo.
E niente, mi sa che in questi casi possiamo definirci indefinitivamente definitivi.
Mari