C’è un film che adoro che si intitola «La casa dei nostri sogni» di Henry C. Potter. Per intenderci è quello con Cary Grant (che in quel film di mestiere fa il pubblicitario) che compra una casa da ristrutturare e via via che i lavori vanno avanti, viene sommerso dagli interventi fuori preventivo. Quello dello slogan sul prosciutto, poi inventato dalla mami di casa “Il prosciutto non mangiam se non è prosciutto WHAM!” (cosa che mi ha fatto lungamente interrogare su come fosse in lingua originale lo slogan stesso… Non vi ci faccio arrovellare, è “We don’t eat ham, if it’s not WHAM!“).
Ad ogni modo, in questa deliziosa commedia c’è una scena in particolare che mia mamma, mia sorella ed io amiamo tanto, perché da sempre discutiamo sul tema con gli uomini di casa, che a nostro avviso sono più “rozzi” di noi perché non sanno cogliere le sfumature (neanche del nuovo vestito che non poteva mancare nel guardaroba… «Ma è rosso come l’altro!». «Sei pazzo, quello è un rosso fragola, questo è un carminio!»).
Ed è proprio di colore che stiamo parlando. Nel dialogo in questione la moglie di Cary Grant (una favolosa Myrna Loy) discute con il pittore del colore che dovranno avere le pareti dell’ingresso, del salotto…
Mrs. Blandings: «Parliamo un po’ delle pareti… Avevo dei campioni. Innanzitutto il salotto: lo voglio di un bel verde soffice»
Il pittore: «Mh, mh»
Mrs. Blandings: «Non un verde-blu come le uova del pettirosso»
Il pittore: «Noooo!»
Mrs. Blandings: «Ma neppure un verde giallastro come i boccioli del narciso. Ora, l’unico campione che ho qui è un po’ troppo giallo… Ma non vorrei che si andasse all’estremo opposto e si facesse troppo blu»
Il pittore: «Noooo!»
Mrs. Blandings: «Dovrebbe essere una specie di giallo-verde-grigiastro»
Il pittore: «Mh, mh»
Mrs. Blandings: «Ora la stanza da pranzo. La vorrei gialla, ma non un giallo qualunque. Un giallo molto allegro, come fosse un raggio di sole. Mandate uno dei vostri operai a comprare un etto di borro dal pizzicagnolo e copiatene il colore, non potrete sbagliare»
Il pittore: «Mh, mh»
Mrs. Blandings: «Questa è la carta che metteremo in anticamera. E’ a fiori. In ogni modo non voglio che il soffitto richiami il colore dei fiori»
Il pittore: «Nooo!»
Mrs. Blandings: «Sullo sfondo ci sono dei piccoli puntini. Voglio che il colore del soffitto li richiami, non questo puntino verde, però, vicino all’agrifoglio»
Il pittore: «Nooo!»
Mrs. Blandings: «Ma questo piccolo puntino bluastro tra il bocciolo di rosa e quello della delfina. E’ tutto chiaro?»
Il pittore: «Mh, mh»
Mrs. Blandings: «La cucina deve essere bianca. Non di un bianco freddo, antisettico da ospedale…»
Il pittore: «Nooo!»
Mrs. Blandings: «Ma un po’ più caldo. Però, non tanto da far supporre che non sia bianco»
Il pittore: «Mh, mh»
Mrs. Blandings: «Ora per lo spogliatoio. Riproducete il colore di questo filo e non perdetemelo, perché ne ho solo un rocchetto e mi c’è anche voluto molto per procurarmelo. Come vedete è praticamente un rosso mela, una cosa di mezzo tra la mela winesap e la mela jonathan…»
Quindi la signora Blandings si allontana e il capomastro chiede al suo assistente: «Hai preso nota?» E l’altro: «Sì: verde, giallo, blu, rosso, bianco».
Per questo noi benediciamo l’inventore del PANTONE, vale a dire il sistema di identificazione tramite un codice alfanumerico della scala dei colori. Un sistema brevettato che non lascia spazio a dubbi, visto che si tratta di uno standard riconosciuto a livello internazionale per quanto riguarda la grafica. Diciamo grazie a chi, negli Anni 50, mise a punto questo sistema per classificare i colori e tradurli nel sistema di stampa a quadricromia CMYK semplicemente grazie a un codice che identifica oggi non più solo i 1144 colori standard del PMS (Pantone Matching System), ma anche altre 2000 sfumature denominate (GOE), che invece non significa niente. Lo benediciamo, perché speriamo di non trovarci più davanti a una conversazione come quella fra Mrs. Blandings e il pittore, ma neanche come quella che si è svolta fra il nostro grafico e un nostro cliente (senza neanche la benché minima somiglianza con la chiarezza ed eleganza di Mrs. Blandings)…
Il Cliente: «Scusi, ma quel viola lo vorrei blu».
Il Grafico: «Scusi, ma quale viola?».
C: «Quel viola lì in alto nel logo».
G: «Guardi che non c’è nessun viola. Quel colore è un blu».
C: «Quello che avete scelto non è blu-blu. E’ più un blu-viola o un blu-azzurro. Insomma non saprei spiegare, ma quello per me non è blu. E’ viola. E io lo vorrei blu».
E al di là del fatto che il cliente ha sempre ragione (sebbene il colore scelto fosse il Pantone “reflex blu”), abbiamo impugnato la tirella (o la mazzetta, o la palette) dei colori pantone e le abbiamo fatto scegliere il suo blu. Che per noi non era blu, ma un pavone (PMS 302)… (abbiamo cambiato anche gli altri colori che non matchavano più)… Ma tant’è.
Del resto… Cos’è il colore? Ciascuno darebbe una risposta diversa: il fisico direbbe “un aspetto dell’energia radiante”; il pittore, “i pigmenti che gli permettono di tradurre la sua opera dalla mente al supporto scelto”; il fisiologo, “Una risposta del sistema nervoso”; lo psicologo, “un fenomeno percettivo”. Tutto questo mentre lo “spettro” di Newton aleggia su di noi…perché il colore dipende anche dalle caratteristiche fisiche della luce che arriva al nostro occhio, ma non è in sé un’entità fisica è una sensazione visiva e come tale è puramente soggettiva. Vi ricordate quella storia del vestito che fece impazzire il web? Bianco e oro o nero e blu? Noi sì… E preferiamo non (ri)aprire questo taglio 😀
Carla