Global Trigger Tool Methodology: un progetto della Regione Siciliana
Si conclude la due giorni catanese dedicata al rischio clinico
Oggi 1 giugno 2017, a Catania si è tenuto il convegno dal titolo Global Trigger Tool Methodology: un progetto della Regione Siciliana, organizzato dall’Azienda Ospedaliero – Universitaria “Policlinico – Vittorio Emanuele”, Unità Operativa per la qualità e il rischio clinico, che prende le fila da una innovativa metodologia a contrasto del rischio clinico, sviluppata nel 2009 dall’Institute for Healthcare Improvement di Cambridge, Massachusetts (USA).
Ad aprire il simposio, il dottore Vincenzo Parrinello, responsabile scientifico del progetto che ha esordito dicendo: “Questo percorso, che oggi non vede la sua conclusione, ma un nuovo punto di partenza, nasce dall’esigenza delle organizzazioni sanitarie che a livello di sistema non sanno dove viene commesso l’errore, per questo fare una mappatura del rischio clinico è difficile. Si tratta di un’analisi retrospettiva su un campione di cartelle cliniche, alla ricerca di trigger tool, ovvero indicatori che porrebbero fare emergere un errore”. Nel progetto, dal 2015 ad oggi, sono state coinvolte 17 aziende ospedaliere siciliane, 100 unità operative, oltre 300 tra operatori sanitari (medici, infermieri, ostetriche, etc), valutate 6551 cartelle cliniche, scoperti 2743 trigger che hanno dato la conferma di almeno 900 errori. Se il trigger è evidente in caso di ricoveri prolungati in ostetricia, insorgenza di piaghe da decubito o picchi glicemici, ci sono situazioni che non sono state mappate e, per questo, ha annunciato il dottore Parrinello: “Entro la fine dell’anno avremo pronto un manuale sui trigger, per illustrare le sindromi che accadono in ospedale. Il trigger di oggi potrebbe essere il danno di domani.”
All’evento di oggi, che ha visto la partecipazione di centinaia di medici e operatori sanitari provenienti da tutta la Sicilia, ha presenziato il direttore generale dell’Asp di Catania, Giuseppe Giammanco, che ha spiegato: “La Sicilia sta mettendo in atto un investimento importante, in termini di tempo e denaro. Bisogna raggiungere la sistematicità, per potere condividere le informazioni all’interno delle strutture. Una sola cosa non possiamo permetterci, non portare avanti le conseguenze delle osservazioni e non condividere la lettura dei dati.” Sviluppare dunque cultura della sicurezza, ma anche apprendere da esperienze autorevoli, come quelle che sono state presentate nel corso del convegno e che ha visto importanti testimonianze siciliane, italiane ed internazionali.