Sarà perché cerchiamo sempre un motivo per essere allegre, sarà perché siamo delle ottimiste di quelle che danno fastidio anche a noi stesse, sarà quello che volete, ma abbiamo deciso di festeggiare i compleanni di quelle Fatture che non possono trovare riposo perché i clienti alle quali le abbiamo inviate si sono certamente dimenticati di loro.
Povere Fatture, oggi vi raccontiamo la loro storia che però, ve lo diciamo subito per non indurre false speranze, non ha un lieto fine.
All’inizio erano lì, sedute sulla poltrona, in attesa che il loro treno passasse, alcune piccole piccole, altre un po’ più grandi. Cappottino, cappello e valigia non volevano proprio ambientarsi, perché pensavano che non ce ne fosse motivo. Dopo qualche mese, con quelle animelle, abbiamo cominciato a parlarci. Abbiamo consigliato loro di mettersi comode, anche se non avevamo il coraggio di raccontare la dura verità. Dei loro “papà” e “mamme” avevamo perso tutte le tracce. Le abbiamo intrattenute per giorni e finalmente il cappottino se lo sono levato e hanno lasciato la valigia ai piedi della poltrona, ma il cappellino no quello hanno continuato a tenerlo in testa come se fosse un segno distintivo.
Un giorno sì e uno no ci rivolgevano la fatidica domanda “li avete chiamati?”.
Noi sì, li avevamo chiamati, ma era impossibile spiegare a delle giovani Fatture che quei telefoni squillavano per giorni senza che nessuno rispondesse, o che qualcuno all’altro capo del telefono ci avesse risposto “noooo, non me lo sono dimenticato è che un orso ha rubato le chiavi delle mia macchina, le ha mangiate e adesso non riesco ad accendere il navigatore, perché le mie dita sono ingrassate per la disperazione e non riesco ad usare il touchscreen”. Dopo queste storie che ci lasciavano a bocca aperta, ma che facevano correre la nostra fantasia, non sapevamo proprio come dare speranza a quelle animelle, perché quella speranza in fondo la stavamo perdendo pure noi.
E allora ci siamo inventate un gioco. In pratica siamo diventate mamme adottive. Sui muri dell’agenzia abbiamo cominciato a mettere delle tacche mano a mano che i mesi passano e le Fatture crescono di altezza (si parla del 2% allo scadere dei primi sei mesi) e abbiamo deciso di trattarle come delle figlie festeggiando loro anche i compleanni. La più grande di loro ha superato i due anni qualche giorno fa. E’ grande, dentro, perché la speranza non la perde mai, riesce a convincere anche noi a volte della bontà di quelle assenze che ci sono così presenti.
Siamo certe che qualcuno dei loro papà e delle loro mamme, anche se in gran segreto, riuscirà a leggere questo messaggio. Sappiate che vi state perdendo gli anni migliori di queste piccole/grandi Fatture che di voi non si dimenticano e che vi chiedono solo di potere levare dalla testa anche il cappellino e magari uscire da questo ufficio che, per forza di cose, comincia a stare loro stretto.
Mariangela
Ps: per scrivere questo post non è stata minacciata nessuna Fattura e sappiate che l’Orso poi la chiave, in qualche modo, l’ha restituita al suo proprietario (lo abbiamo visto guidare quindi ne siamo certe) ma supponiamo che qualche altro animale abbia impedito lui di venire a prendere la Fattura di competenza, che però non dispera…Fattura Coraggiosa